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Da Extravaganza e Spectacle il primo musical: The Black Crook o Evangeline?
Molti studiosi concordano nell’affermare che, proprio dalla fusione di tutti gli stili musicali descritti fin ora, il 12 settembre 1866 nacque il primo musical della storia: The Black Crook.
Come spesso succede per gli eventi importanti e innovativi, anche The Black Crook nacque per caso. Nella primavera del 1866 i due impresari e produttori Henry C. Jarret e Harry Palmer si trovavano in Europa alla ricerca di nuove idee da scritturare per entusiasmare il pubblico americano, e soprattutto per la sala Academy of Music che avevano in gestione a Broadway.
Lo spettacolo che li colpì di più La Biche au bois a Parigi e così decisero di scritturare il corpo di ballo composto da 35 ballerini di diverse nazionalità e di portarli sulle scene americane. Durante il viaggio di ritorno accadde un avvenimento improvviso e terribile: l’Academy of Music in Union Square venne distrutta da un incendio. Senza più un teatro, con un contratto da rispettare e con quel seguito di ballerini Jarret e Palmer cominciarono a cercare ospitalità in altri teatri della zona e così entrarono in contatto con William Wheatley (W. Wheatley era ritenuto da Bernstein un mezzo pazzoide per le sue idee sempre fuori dagli schemi.), direttore del Niblo’s Garden, uno dei più grossi teatri di New York dell’epoca.
In quel momento Wheatley stava allestendo un melodramma in stile europeo, interminabile spettacolo di argomento triste e lacrimevole, dal titolo appunto The Black Crook. Il suo precedente spettacolo si era rivelato un disastro, sia economicamente che a livello di pubblico, e il nuovo si stava rivelando più costoso del previsto, a causa delle ambientazioni richieste e delle sofisticate macchine di scena necessarie per gli effetti speciali. Proprio per questi motivi, Wheatley nutriva forti dubbi sul futuro dello show e della sua carriera al Niblo’s Garden. Ecco perché quando Jarret e Palmer gli proposero di unire gli sforzi economici e di trovare un compromesso per salvare entrambi gli spettacoli, la risposta pur sembrando azzardata fu affermativa. Le due compagnie vennero unite, il copione e gli effetti speciali furono mantenuti, e il tutto fu potenziato da un corpo di ballo vestito in modo succinto e da una manciata di motivi musicali di successo conosciuti dal pubblico.
Il risultato fu un vero trionfo, un cast di oltre cento persone per cinque ore di spettacolo.
«Wheatley faceva entrare a teatro gli spettatori alle 19.30 e li faceva uscire sei ore dopo, avendoli più volte colpiti allo stomaco con un serie di invenzioni sceniche di cui l’ultima, diligentemente annotata da un cronista era costituita da – …una sequenza di cortine di nebbia che si sollevano, rivelando una saliscendi di divani argentei, su cui sono pigramente adagiate le fate in attesa di salire su cocchi d’oro, guidati da angeli discesi dalle nuvole…davvero una gran bella scena! – concludeva l’inviato sul campo. Per allestire la quale, specificava la locandina, erano stati necessari oltre ottanta carpentieri e venti gasmen.» Sergio CAMERINO, C’era una volta Broadway, p. 10.
Il segreto del successo fu sicuramente l’aver introdotto in un dramma popolare dell’epoca, un pasticcio che intrecciava il patto col diavolo alla leggenda di Faust e alla storia tenebrosa di Franco Cacciatore, alcune scene di danza avendo a disposizione il corpo di ballo di Jarret e Palmer. Ma banalmente la punta di diamante fu aver fatto indossare alle ballerine una calzamaglia color carne e, come afferma Camerino nel libro citato, questo spiega come Whetley, il quale aveva investito cinquantamila dollari somma inaudita per i tempi, ne incassò ben un milione.
Fu proprio questo aspetto a gettare lo scandalo sullo spettacolo e, come succede ancora ai giorni nostri, a far parlare la stampa stimolando ancor di più la curiosità del pubblico che si precipitò ad affollare i botteghini per molto tempo. Del resto «Le gambe – diceva Jarrett – sono un articolo che non passa di moda.» Alessandra CHIODI, Musical in Italia. Saverio Marconi e il teatro della Rancia, Urbino, Edizioni Quattro Venti, 1994, p. 9
The Black Crook fu il più costoso e spettacolare show mai presentato in America ecco perché lo si riconduce al primo musical della storia. Come afferma Venturino tuttavia, non è proprio ancora un musical ma uno spectacle-extravaganza, che contiene sicuramente elementi tipici del musical dei giorni nostri ma non lo rappresenta completamente, pur essendo corretto ritenerlo una pietra miliare nello sviluppo successivo del genere.
Anche se non vi è una chiara integrazione tra le parti, né il rispetto per la struttura e per i contenuti, The Black Crook deve il suo successo ad una scorrevolezza nel copione, quello che gli studiosi moderni chiamano “book show”, cioè uno spettacolo solido e basato su un testo dalla storia credibile ed efficace che integra canto, danza e recitazione. Altro elemento importante proprio del musical e di The Black Crook è il gusto per stupire il pubblico, colpirlo al cuore emozionandolo con ogni mezzo: il cast, l’argomento, la bravura degli interpreti, i costumi, le costosissime macchine di scena che ancora oggi sono alla base del successo dei musical di Broadway.
Il gusto per la spesa folle è un altro degli elementi che crea la differenza in uno spettacolo: «quella stessa passione per gli investimenti da capogiro che caratterizzerà le produzioni dei nostri anni ’80 e ’90 e che si rivelerà essere “croce e delizia” del genere – delizia per gli spettatori, viziati da allestimenti sempre più faraonici, e croce dei produttori, ai quali basterà sbagliare una sola produzione per finire sul lastrico – fenomeno in parte alla base della profonda critica che attraverserà il teatro musicale americano in quegli stessi anni.» VENTURINO, Musical: istruzioni per l’uso, p. 37.
Un altro tassello per la nascita del musical è fornito nel 1874 da Evangeline, extravaganza-romantica che, per la prima volta in uno spettacolo, ha una partitura originale, quello che mancava a The Black Crook per essere pienamente un musical. Evangeline si presentava con canzoni inedite, scritte per lo spettacolo anche se ancora non chiaramente integrate nella struttura narrativa, mentre The Black Crook era un pasticcio composto da brani conosciuti. Per la prima volta la stampa usò il termine “musical comedy” per descrivere lo spettacolo teatrale. Il successo di critica e di pubblico di Evangeline dimostrò allo show-business dell’epoca che non sempre erano necessari temi viziosi o piccanti per riempire le platee, così neppure canzoni conosciute e rimaneggiate più volte.
Extravaganza e Spectacle fondarono il loro successo su effetti speciali e sull’arte del sorprendere, cosa che accadde in molti musical negli ultimi vent’anni. Essi hanno preso spunto ed elaborato la lezione di questi due generi.
In questo paragrafo li citeremo solamente per poi approfondirli oltre: Les Miserables (1985) di Alain Boublil e Michael Schömberg, nel secondo atto vede la costruzione in scena di un’enorme barricata, grazie all’aiuto di sofisticati congegni elettronici e di un palco rotante su cui gli attori recitano e cantano per gran parte dello spettacolo; Miss Saigon (1989) degli stessi autori vede l’atterraggio di un elicottero dell’esercito americano in scena. Andrew Lloyd Webber, vero maestro nel genere, ha più di una volta demolito e ricostruito i teatri da cima a fondo per adattarvi i propri musical come è avvenuto per Cats (1981), per Starlight Express (1984), così come per Phantom Of The Opera (1986) e per Whistle Down The Wind (1996), indebitandosi ma ottenendo un successo incredibile ripagato da critica e pubblico.
Si raccontava relativamente al musical Cats che, al Winter Garden di New York, il teatro che lo ospitò per quasi 19 anni, si aveva l’impressione di essere ristretti: la scenografia aveva letteralmente invaso la platea ed era tutto a misura di gatto, così che poteva capitare di trovarsi seduti vicini ad un enorme copertone, ad una scarpa vecchia alta due metri o ad una lattina vuota che avremmo potremmo tranquillamente usare come sgabello. Per predisporre il teatro a quella realizzazione è stato necessario scavare per diversi metri nelle fondamenta del teatro, per istallare gli impianti idraulici necessari a muovere le complesse macchine di scena, e si è persino dovuto tagliare un pezzo di soffitto per permettere di montare il meccanismo che, alla fine dello spettacolo, trasportava una dei protagonisti in un fantasioso “paradiso dei gatti”.
Nel musical Starlight Express tutto il cast balla, canta e recita su pattini a rotelle perché i protagonisti sono locomotive che si rincorrono per il teatro a tre diversi livelli di altezza. Il teatro Apollo Victoria di Londra ha subito drastiche modifiche per ospitare le piste circolari intorno alla sala e il grosso ponte metallico girevole sospeso sul palcoscenico, come i maxi schermi laterali per vedere tutti gli inseguimenti.
Nel musical Phantom Of The Opera il protagonista appare e scompare più volte da varie parti del teatro, crollano i lampadari e interi laghi sotterranei si materializzano dal nulla.
[gutenberg_form id=2388]Il musical Whistle Down The Wind che debuttò all’Aldwych Theatre di Londra deve molto all’extravaganza e allo spectacle. Il palco si sollevava mostrandone uno sotto e in alcuni punti la vicenda si svolgeva in contemporanea fondendo la scena col canto e la musica. Nella parte finale dello spettacolo c’era addirittura un vero incendio sul palco che generava paura e stupore tra gli spettatori colti di sorpresa.