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Il Burlesque: alcune evoluzioni nella storia del Musical in America
Il burlesque citato nel paragrafo precedente non è altro che quel genere importato dall’Inghilterra in cui, come abbiamo visto, i dialoghi erano in rima, colmi di battute umoristiche che si succedevano a ritmo serrato.
Ma la versione americana prese le mosse da quella anglosassone: si abbandonarono i versi troppo sofisticati e aristocratici, mentre si mantennero il gusto per la satira e per la feroce presa in giro, sempre condita da canti e danze ma lasciando un po’ più spazio per la libera interpretazione dell’artista, cosa che fornì al nuovo genere genuinità e spontaneità.
«Già ai suoi inizi il burlesque americano si qualifica come un genere caratterizzato da una comicità popolare, alle volte persino volgare e grossolana, solitamente accompagnata dall’esibizione delle famose “bellezze in calzamaglia”, graziose signorine disposte a mostrare generosamente le proprie grazie sul palcoscenico, spesso en travesti, cioè in abiti maschili, gli unici che, secondo la moda del tempo, permettevano di mettere in mostra le gambe.» VENTURINO, Musical: istruzioni per l’uso, p. 33
Il successo di pubblico fu immediato, nonostante gli standard delle bellezze dell’epoca fossero, rispetto ai nostri, un po’ abbondanti, sia nel peso che nelle misure. Una delle compagnie che risultò subito amata dal pubblico fu la British Blondes, bionde bellezze britanniche che nel 1868 portarono uno spettacolo che generò grande scalpore a Broadway.
Il burlesque delle origini aveva due caratteristiche fondamentali che poi prenderanno sviluppi separati: da un lato il mettere in scena una produzione da bassa commedia, con canzoni e balletti che la ravvivassero, dall’altro il puntare su allestimenti che prevedessero un’esposizione forzata e imprescindibile di ballerine discinte, americane danzatrici orientali e più avanti persino di spogliarelliste.
Questi due aspetti convissero pacificamente per un certo periodo e, come per il vaudeville, si crearono due poli teatrali, uno nell’est e l’altro nell’ovest del paese, chiamati rispettivamente Estern Wheel e Western Wheel (Ruota Est e Ruota Ovest) che garantivano lavoro alle compagnie dell’epoca per almeno 40 settimane a stagione.
I due circuiti, in competizione tra loro, mantennero per un certo numero di anni un livello alto dando la possibilità a nuovi e giovani comici, che ritroveremo nel genere rivista, di esibirsi in uno spettacolo che dava largo spazio all’improvvisazione e dove si fondarono le regole della comicità universalmente valide ancora oggi. Il dominio degli attori arginò il problema ma, dal 1868 comparirono le prime produzioni “for men only” ovvero per soli uomini, con un declino progressivo del genere burlesque che diventò, soprattutto nel Western Wheel, uno show sconcio e lascivo. Il declino arrivò nel 1910, anche se i due circuiti convissero fino al 1920 e poi si sciolsero trasferendosi in piccoli locali cittadini simili ai nostri night club odierni.
Molti di questi locali diventarono in realtà ritrovi vietati ai minori in cui, con la scusa dell’intrattenimento musicale, cantato o ballato che fosse, si esibivano spogliarelliste di ogni genere e provenienza; coesisterono tuttavia alcuni locali più morigerati che al posto delle danzatrici esotiche o delle spogliarelliste mandavano in scena delle “soubrettes”, attrici di gradevole aspetto, in grado di intrattenere il pubblico recitando in scene comiche, cantando e ballando, inventando così una figura che diventerà poi una delle colonne portanti della rivista.
Una di queste soubrettes fu la più grande e famosa spogliarellista della storia Gypsy Rose Lee, che riuscì ad affrancarsi da quel genere per approdare con talento e classe a Broadway e addirittura a Hollywood. Il musical Gypsy del 1959 con musiche di Jule Styne, il quale si avvalse della collaborazione di un nome famoso che avremo modo di analizzare Stephen Sondheim, è proprio dedicato alla sua biografia.
Secondo il Dizionario del Musical di Gabriele Bonsignori, in verità lo spettacolo era stato commissionato a Sondheim, che doveva comporre anche la parte musicale, ma il compito passò a Styne per volere della star protagonista, Ethel Merman, che non si fidava di legare il suo nome ad un musical composto da un giovane sconosciuto. Sondheim rimase come paroliere regalando allo show delle liriche molto originali per l’epoca.
Il musical si focalizzava non tanto sulla figura di Gypsy, quanto su quella della madre che, falliti i suoi sogni di gloria, decise di investire sulla carriera della figlia June, che si rivelò altrettanto fallimentare per le eccessive ambizioni della madre. Le attenzioni della donna andarono quindi sull’altra figlia, Gypsy che, da timida ragazzina, diventò una star dello spogliarello.
Musical divertente, ammiccante ma anche molto commovente che porta in scena con fascino temi attuali e insoliti per l’epoca come le incomprensioni fra madre e figlia, la corsa al successo con relativi compromessi, il mondo delle spogliarelliste, la frustrazione dei bambini prodigio e le manie delle loro madri. Fu un successo più volte riproposto anche in più versioni cinematografiche.
«L’evoluzione dei costumi sessuali e la conseguente introduzione delle ballerine negli spettacoli di Broadway, che in più garantivano salari più alti anche per gli attori ed i comici, portano inevitabilmente al tramonto questo tipo di burlesque.» VENTURINO, Musical: istruzioni per l’uso, p. 33
È importante sottolineare come, nel primo periodo di sviluppo di questi generi, gli impresari descrivessero indifferentemente come burlesque, spectacle o extravaganza gli spettacoli in programmazione senza curarsi delle differenze che noi sottilmente stiamo cercando. In realtà queste differenze ci sono e si manifestarono sempre più chiaramente. Mentre il burlesque esasperava la comicità e il sesso, le altre due forme rinunciarono a tali aspetti e sacrificarono un po’ di commedia in favore di allestimenti grandiosi ed effetti speciali. Sono generi che presero spunto da modelli europei per quanto riguardava il tema spesso mitologico e legato alla favola, con scene musicali che si rifacevano in pieno al melodramma.
Si introdussero in questo periodo macchine da scena mai viste prima, costumi elaborati e sfarzosi, attori trasportati in volo attraverso il palco, giochi d’acqua, effetti luce, scenografie rotanti e a scomparsa, il tutto allo scopo di stupire ed emozionare la platea proprio come nel musical.
Questi allestimenti necessitavano di luoghi idonei e il più famoso fu, senza dubbio, l’Hyppodrome di New York, costruito nel 1905 e diventato un simbolo di questo spettacolo: «un enorme edificio in marmo e acciaio, una capienza di 5200 posti, un palco su cui seicento artisti e più potevano muoversi contemporaneamente in tutta comodità, e che poteva essere alzato ed abbassato a piacimento a più livelli, circondato da un vero e proprio lago, attrezzato con sofisticati impianti idraulici, in grado di dare vita a giochi d’acqua spettacolari. Una struttura molto costosa, soprattutto da mantenere, che diventa un peso troppo grosso quando l’interesse per il genere comincia a declinare ed il pubblico non affolla più la sala. L’Hyppodrome viene demolito alla fine degli anni ’30.» VENTURINO, Musical: istruzioni per l’uso, p. 35
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